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Le vacche magre di Bonometti

In pole position in questo “inizio di stagione” troviamo Bonometti, ex Presidente di Confindustria Lombardia e titolare di una delle aziende più importanti del Bresciano (impegnato anche in affari nel Calcio, nella Sanità, nei finanziamenti politici).

Divenuto ancor più famoso durante il periodo del lockdown per essere stato fra coloro (ma Confindustria in generale) che hanno operato forti pressioni sulla politica e sulle amministrazioni per evitare le zone rosse, dichiarò che le aziende erano luoghi sicuri e che i contagi erano generati dalle “emissioni” delle vacche, particolarmente numerose nei dintorni del Bresciano.

In un certo senso, sempre di vacche magre si parla nell’articolo che Quotidiano Bresciaoggi- Edizioni Brescia regala all’imprenditore, in cui in tre colonne si ripete il format di sempre:

– Panegirico ben confezionato sull’azienda importante del territorio.
– Fatturato ben sbandierato in primo piano ed è sempre al di sopra delle aspettative nel 2021 (“anno disastroso per tutti, ma non per noi”).
– Naturalmente non manca la solita stoccata al reddito di Cittadinanza, il male assoluto che vanifica i milioni di investimenti degli ultimi due anni e le “sfide globali” che l’azienda è pronta a cavalcare… ma manca il personale: circa duecento operai fra Lombardia ed Emilia.
– ciliegina sulla torta: la sponsorizzazione Ferrari che è chic e non impegna il giornalista costringendolo a fare domande scomode.

Non si capisce come mai, (come certi influencer del food che chiedono ai produttori di vino sempre e solo “quanti litri hanno prodotto quest’anno”) quando si parla di Persone si riduce tutto ad una marchetta di numeri e successi e non si chiede mai quali siano le politiche di attrazione e di fidelizzazione del personale.

Viene da pensare che non ce ne siano o che in certi territori è sufficiente offrire un lavoro per guadagnarsi la riconoscenza eterna.

Parlano sempre gli imprenditori e mai chi si occupa di Persone.

La pagina “lavora con noi” è molto ricca (dei 200 operai non se ne vedono molti), anche se un po’ statica (le stesse posizioni sono pubblicate da mesi).

Viene dunque da chiedersi come mai un’azienda di queste dimensioni, con un imprenditore così in vista e tutti questi milioni di euro disponibili non abbia le risorse CULTURALI per la creazione di un progetto strutturato A LUNGO TERMINE che non solo intercetti la domanda (che se non è in zona, va cercata altrove), ma crei anche un polo di residenze e formazione che permetta a chi viene da fuori di imparare un lavoro o specializzarsi senza dover sostenere costi impossibili per gli stipendi offerti.

Non a caso, la strategia comunicativa condivisa dai Confindustriali (da sempre nemici del salario minimo) è mettere le mani avanti: “applichiamo il Contratto Collettivo”. Contratti collettivi spesso non aggiornati e comunque non più sostenibili con i costi della vita, soprattutto di certe città.

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