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Non trovano collaboratori. Rassegna (della) stampa inutile e servizievole

Settimana dal 13 al 20 giugno

Anche questa terza settimana di giugno è stata contraddistinta da una serie di episodi, articoli, video a supporto della Saga delle imprese che non trovano lavoratori.

Per chi avesse perduto le puntate precedenti, stiamo parlando di un fenomeno molto semplice che i giornali che nessuno compra ma che si leggono agevolmente al bar di Paese facendo lo slalom fra i cerchi delle tazzine di caffè e gli sbrodolamenti da cappuccino e cornetto all’albicocca, sono riusciti a far diventare una vera e propria (non)notizia.

Stiamo parlando della Saga degli imprenditori che non trovano dipendenti (senza farmi ripetere – ho un pubblico affezionatissimo che mi segue e non vorrei annoiarlo quindi – potete leggere l’aggiornamento estivo proprio qui) perchè non li pagano, non li hanno mai cercati o semplicemente usano la non-notizia per farsi pubblicità su suggerimento delle suddette testate che hanno trasformato gli ormai inutili publi redazionali in interviste promozionali.

Il vero punto della situazione, come puntualmente testimoniano ormai ovunque i lavoratori, i sindacati e gli imprenditori che operano correttamente, il settore del turismo è stato talmente svilito nel corso degli anni che la pandemia ha spostato i cosiddetti “stagionali” verso altri tipi di lavoro con stipendi magari simili, ma con la differerenza di una qualità della vita e della socialità finalmente umani, un monte ore settimanale lineare con quanto dichiarato in busta paga e non raddoppiato e contratti regolari. É evidente che nessuno voglia tornare più indietro.

Basterebbe questo per far diventare il fenomeno “niente da dichiarare”.

Ma il giornalismo di provincia (come è ormai diventato anche quello dei giornali mainstream in mano a due unici editori) abituato a raccontare di buche e parcheggi, di comunioni e sagre paesane, in mancanza di cerimonie dei politici di casa e inaugurazioni di qualche centro commerciale, potrebbero mai rinunciare a un tema così pregno di contenuto.

Sarebbe più che sufficiente l’articolo di Luigi Olivieri sul blog di Mario Seminerio alias Phastidio, per risolvere la questione in 5 minuti e derubricare questo ammasso di notizie a carta straccia.

Inauguriamo dunque la Rassegna (della) Stampa Inutile e Servizievole con questa ricchissima intervista uscita su La Nazione il 14 giugno al Presidente di Federalberghi in cui la giornalista, spinta dal sacro fuoco del giornalismo d’inchiesta incalza con ritmo il suo intervistato mettendolo alle corde:

“Le incertezze delle regole e delle riaperture quanto hanno pesato?”
“E oggi su cosa puntate?”
“Chi viene può stare sicuro, dunque.”
“Siete fiduciosi, insomma”

Enzo Biagi si sta rivoltando nella tomba.


Il post su Facebook con cui ho celebrato questo esempio di giornalismo d’inchiesta che si completa nella mezza pagina successiva con una serie di affermazioni senza alcun dato a proposito del fatto che il turismo è a rischio per colpa dei soliti camerieri che non si trovano, mi è costato un commento stizzito del vicedirettore di QN (La Nazione) che ha “commissionato” l’articolo:

In un colpo solo mi sono beccato del Grillino (e non so cosa mi abbia trattenuto da una denuncia per diffamazione!) e del Travaglio (magari!)

Allo stesso livello (se possibile) l’intervista al direttore di Confesercenti Termoli, pubblicata da PrimoNumero. Massimiliano Orlando si scaglia contro il Reddito di Cittadinanza, strumento che crea disoccupazione. Inoltre, dichiara di non conoscere nemmeno un imprenditore che proponga contratti irregolari, ma nel caso in cui dovesse succedere, “auspica ad un controllo da parte degli organi competenti”.

Nel suo mondo al contrario inoltre, lancia un appello: “se ci sono giovani volenterosi, ci contattino che qui abbiamo tanto bisogno”.

Una volta erano gli imprenditori che pubblicavano inserzioni, ora sono i candidati che devono immaginare dove possa esserci lavoro. Il tutto testimoniato dalla totale assenza di inserzioni on line e nemmeno l’ombra di offerte di lavoro in evidenza nemmeno sui siti dei diretti interessati.

La Stampa di Torino è riuscita a fare ancora meglio.
Il 12 giugno pubblica un video in cui vengono intervistati tre anonimi ristoratori. Un video a spezzoni dove le frasi risultano sospettosamente copia incollate in maniera dozzinale e che mi aveva insospettito fin da subito. Troppi luoghi comuni e una narrazione che sembrava essere costruita a tavolino.

Tempo una settimana e uno di quei ristoratori prende le distanze dai video, raccontando com’è andata:

Ma per il pubblico ideale dei Giornali da Bar, il tema resta caldo. Ma questa volta addirittura la stampa provinciale riesce a farsi in due e la stessa notizia appare sia sul Tirreno che su La Nazione. Quest’ultima correda l’articolo con l’immancabile intervista al Presidente di qualche ConfQualcosa (in questo caso la guest star è Matteo Venturi Presidente di Assindustria Livorno / MassaCarrara).

Nell’articolo si cita l’azienda Delmar, il cui Amministratore Delegato (secondo la Nazione. Per Linkedin invece è il “senior accountant”, cioè un amministrativo) Mattia Mannini lamenta la poca efficacia di un Open Day organizzato per reclutare circa trenta nuovi dipendenti e una generale carenza di candidature.

Il sito di Delmar non prevede la possibilità di inviare cv, nè (figuriamoci) una pagina “Lavora con noi”. Su Google, alla voce “Delmar / Offerte di Lavoro” non c’è un solo risultato. Sulla pagina Linkedin di Delmar c’è il vuoto sottovuoto, su Indeed alla ricerca “offerte di lavoro Massa Carrara”, Delmar non compare nemmeno per sbaglio.

Probabilmente hanno cercato personale appiccicando post-it nei bar della zona, o col telefono senza fili.

Sarebbe utile sapere se per caso il sig. Mannini si sia presentato quantomeno al Centro per l’Impiego per richiedere le liste dei percettori di RdC, comunicando all’impiegato che tipo di contratto intende applicare, retribuzione, monte ore, livello e inquadramento.
Al momento non è dato sapere e come al solito, ai giornalisti di Nazione e Tirreno non è dato chiedere.

Il Fatto sussiste

In questo misero panorama, è molto interessante invece il reportage video svolto dal Fatto Quotidiano che si è preso la briga di individuare alcune di queste aziende che sui giornali piagnucolano di non trovare collaboratori e, fingendosi candidati hanno filmato e registrato i colloqui di lavoro.

Il risultato non fa che confermare quanto riportato nell’articolo di Phastidio, ma anche dalle parole di Gabriele Bianchi, vincitore due volte del premio come miglior cameriere dell’anno e di Mirco Botteghi sindacalista di Rimini

Buona notizia da Latina

Articolo molto corretto quello del giornale Latina Oggi che pubblica la notizia della solita carenza di operatori dovuta al Reddito di Cittadinanza, sebbene con un commento che i giornali precedentemente citati non si permetterebbero mai di riportare:

C’è però un sotteso in questa sorta di trattativa sul futuro del turismo che pesa più delle altre considerazioni e arriva da decine di denunce pubbliche dei destinatari delle offerte di lavoro stagionale. I contratti sono spesso del tutto inesistenti, al meglio si tratta di part time che in realtà diventano full time, non è previsto il pagamento degli straordinari, la retribuzione media non supera mai (per via della formula part time) i 750 euro in busta paga. Si tratta per definizione di lavori saltuari, stagionali appunto, che durano al massimo fino a settembre eppure quest’anno qualcosa è cambiato nell’atteggiamento dei potenziali lavoratori, in teoria tutti under 30, anche se, a guardar bene, si scopre che l’età media di molte figure professionali nella ristorazione e negli alberghi è molto più alta. Per tutta questa serie di motivi la riunione della prossima settimana si annuncia per niente semplice.

Complimenti a Graziella di Mambro, una stella che splende in un cielo di bitume e che spero sostituisca la dolorosa perdita dell’amicizia su Facebook del capo redattore de La Nazione.

Imprenditori illuminati: Guido Barilla e Alberto Croci

Questa è stata anche la settimana in cui Guido Barilla ha nuovamente messo in difficoltà la sua azienda. L’ufficio marketing ci aveva messo 5 anni a ripulirsi l’immagine e speso chissà quanto per radunare e scusarsi ginocchioni con tutte le Comunità GBLT americane per riparare dall’ultimo scivolone, che eccolo offrire di nuovo il petto all’impallinamento.
Pensando di inserirsi nel flusso dei clickbait, il pargolo di cotanto padre ereditiere predestinato di un’azienda multinazionale che anela ai fondi del RecoveryFund, ha ben pensato di fare la paternale suggerendo ai giovani di mettersi in gioco e di non contare sui sussidi.

Lui, che un curriculum non sa nemmeno come sia fatto

“Molte persone scoprono che stare a casa con il sussidio è più comodo rispetto a mettersi in gioco cercando lavori probabilmente anche poco remunerati, è un atteggiamento di rilassamento da parte di alcuni che io spero termini perché invece serve l’energia di tutti”
“Rivolgo un appello ai ragazzi non sedetevi su facili situazioni, abbiate la forza di rinunciare ai sussidi facili e mettetevi in gioco. Entrate nel mercato del lavoro, c’è bisogno di tutti e specialmente di voi”.

Le repliche sui social

“Fresca di laurea, non so quanti CV ho inviato a #Barilla. Di sicuro non ero adeguata ai loro standard, ma avessi mai ricevuto, una sola volta, una risposta anche negativa, anche preconfezionata. Prima di parlare di mettersi in gioco, magari cominciate a rispettarli, i giovani”, scrive Robi99.

C’è poi chi, come Liliana Armato, preferisce ribattere con le parole di Sandro Pertini: “I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo.”

Sul tema interviene anche la parlamentare del Pd Chiara Gribaudo: “I giovani italiani – dice – affrontano ogni giorno precarietà e incertezze (…) se questo è l’atteggiamento di un grande gruppo industriale nei loro confronti, in Italia più che di sfaticati abbiamo un problema di classe dirigente”.

Non da meno, un altro industriale in quel della Brianza, Alberto Croci AD di Techne, ha ben pensato di rilasciare una dichiarazione degna di una mente aperta e orientata al futuro: “Troppi diritti!”

In effetti, bei tempi quelli in cui bastava “dare lavoro” per essere investito dell’ Onoreficenza di Cavaliere del Lavoro e raccogliere i salamelecchi degli schiavi e le loro famiglie durante lo struscio domenicale nel Corso principale del Paese.

Mica come adesso, che questi pretendono di essere pagati per le ore che lavorano!

Naturalmente anche in Techne non c’è ombra di selezioni, ma il RdC è come sempre la scusa ideale di chi è incapace di adeguarsi ad un tempo che cambia e di parlare a generazioni che scelgono il posto e il luogo in cui lavorare.

Infine, segnalo un articolo interessante dal blog di Luigi Olivieri che cerca di riassumere la situazione con la lucidità e la chiarezza che lo contraddistinguono. E non lo dico (solo) perchè cita SenzaFiltro.

Per questa settimana è (quasi) tutto.

2 commenti su “Non trovano collaboratori. Rassegna (della) stampa inutile e servizievole

  1. Condivido da un po’ di tempo quanto scrivi sull’argomento. Sta diventando un “muro contro muro” fra imprenditori e disoccupati: in entrambe le categorie ci sono gli onesti e i validi, in entrambe c’è qualcuno che “ci marcia” (rispettivamente sullo sfruttamento e sui sussidi). In questo quadro, temo ci sia una “strategia” dietro tutti questi articoli: quella di far diventare il reddito di cittadinanza (e comunque le forme di sussidio sociale) inviso ai più, mostrandolo come un danno all’economia, al lavoro, allo sviluppo.
    Scommetto che a breve qualche forza politica nostrana proporrà di eliminarlo, perché, fra le altre cose “…non consente agli imprenditori di trovare forza lavoro, come evidente da tutti gli articoli di quest’estate”.

    1. Evidentemente a qualcuno è sfuggito che il M5S non è più al Governo da un bel po’, ma continua a fare campagna elettorale.
      Perchè alla fine, di questo si tratta visto che di offerte di lavoro da parte delle aziende di questi signori non ce n’è l’ombra. O forse per giustificare “urbi et orbi” l’incapacità gestionale e manageriale di certi Presidenti di ConfQualcosa tutti sempre in prima linea nelle interviste a difendere l’operato dei loro iscritti.

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