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La pandemia ha democratizzato la formazione

Articolo comparso su Harvard Business Review luglio 2021

Se si prova ad analizzare quanti webinar e offerte formative online sono transitate negli ultimi 16 mesi solo attraverso Linkedin in Italia, il numero che compare è impressionante. Il fenomeno è giustificabile con l’esigenza delle business school di non perdere il posizionamento acquisito e dare continuità all’offerta formativa. Ma il vero elemento differenziante è stato l’accesso al mondo della formazione anche da parte di scuole minori, e formatori non necessariamente legati ai grandi brand della formazione tradizionale.

Questi, hanno avuto l’opportunità di mettere in evidenza offerte di nuova generazione, più agili e aggiornate rispetto ad un mainstream didattico che non ha avuto mai l’esigenza di un rinnovamento nei programmi e nei metodi.

Si è dunque venuto a creare un mercato democratico alternativo alla formazione tradizionale, che ha permesso un bilancio positivo per chi eroga contenuti e ha permesso ad un pubblico ben più vasto di accedere ad offerte formative eterogenee. “Democratico” non solo nei costi, ma anche dal punto di vista estetico, in cui i palazzi d’epoca o le sedi minimaliste in “ottica startuppara” sono state sostituite da piattaforme uguali per tutti, dove la differenza la fanno i contenuti e non “le location”.

Le organizzazioni abituate ad integrare le piattaforme di e-learning nei loro percorsi si sono ritrovate in una posizione di vantaggio rispetto a chi da sempre intende la formazione come “un luogo”. Le più evolute fra queste, hanno trovato anche la chiave per valorizzare le dinamiche di networking, per quanto a distanza.

Il networking professato come valore aggiunto dalle business school, spesso e volentieri coincideva con un’attività che andava poco oltre la condivisione di un “banco” o di un “project”. Così come i ritrovi fra centinaia di ex-alumni dove la partecipazione si traduceva più nella necessità di esserci, che non nella possibilità di ampliare un network che non necessita più di intermediari come una volta.

Il fatto di convogliare in un unico posto le eccellenze d’impresa di un territorio (qualora si possa garantire una promessa simile), non garantisce assolutamente l’automatica interazione fra queste.

Questi 16 mesi hanno fatto emergere nuovi valori e nuove necessità: il tema del “South Working” o comunque si voglia chiamare una scelta più consapevole e sostenibile in cui luogo di lavoro e luogo di residenza non siano necessariamente coincidenti, è il primo fattore per comprendere quali saranno i trend con cui confrontarci nel futuro che è già adesso: rispetto del tempo, degli spazi, delle individualità.

In questa ottica sempre più raramente le Persone saranno disponibili a muoversi per raggiungere un’aula a 300 km. Dunque anche la formazione deve ripensarsi, orientandosi verso piattaforme sempre più identitarie e non conformi, permettendo un’esperienza capace di valorizzare i contenuti e al tempo stesso promuovere l’interazione e la condivisione fra i partecipanti.

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